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Questo il titolo sensazionalistico che riecheggia su internet (e che è necessario smentire) non appena viene annunciata la presenza di oggetti in avvicinamento alla Terra, Near-Earth Objects (NEOs), asteroidi o comete di dimensioni che vanno dai metri alle decine di chilometri, che orbitano attorno al Sole e le cui orbite si avvicinano a quelle della Terra.
ma non è così pericoloso come i media fanno sembrare.
Tra i casi allarmistici più celebri vi è 99942 Aphopis: i calcoli prevedevano una collisione con il nostro pianeta il 13 aprile 2029, ma, dopo un continuo monitoraggio, la possibilità di impatto è stata definitivamente esclusa nel 2013.
Ammettiamolo, da quando quasi 66 milioni di anni fa l’asteroide Chicxulub ha colpito la Terra, tutti vorremmo evitare di fare la fine dei dinosauri. Al momento, tuttavia, non c’è da preoccuparsi.
Ma cosa sono questi oggetti del sistema solare?
Tutto ha inizio 4,5 miliardi di anni fa, quando da una nube di gas e polvere si sta formando il Sole. La polvere in eccesso, aggregandosi, va a formare piccole rocce che diventeranno pianeti e gli scarti di questo processo, i quali conservano le informazioni di come era il nostro sistema solare ai suoi albori, sono gli oggetti che chiamiamo pianeti minori, cioè asteroidi e comete.
La maggior parte di essi proviene dalla fascia degli asteroidi che si trova tra Marte e Giove. Il secondo grande gruppo di pianeti minori è situato nella fascia di Edgeworth-Kuiper in orbita nei pressi di Nettuno. Le comete provengono perlopiù dalla fredda periferia del nostro sistema solare: la Nube di Oort .
Quando si parla di asteroidi si intendono oggetti rocciosi di dimensioni e forma variabile in orbita attorno al Sole. I frammenti che si staccano da essi sono detti meteoroidi.
Se dei meteoroidi si avvicinano abbastanza alla Terra ed entrano nell’atmosfera, si vaporizzano generando una striscia di luce nel cielo e prendendo il nome di meteore . A causa del loro aspetto queste strisce di luce vengono
impropriamente chiamate stelle cadenti.
A volte i meteoroidi non si vaporizzano completamente nell’atmosfera e sopravvivono atterrando sulla superficie terrestre: in questo caso si parla di meteoriti.
Le comete sono invece costituite da ghiaccio e polvere che, mentre orbitano verso il Sole, iniziano a vaporizzarsi andando a formare la caratteristica coda.
Attualmente si conoscono 4159 comete e 958268 asteroidi di cui più di 22848 sono NEOs (Near-Earth Objects). I 1.056 più pericolosi sono stati inseriti nella lista del Minor Planet Center.
Le missioni spaziali
Di questi oggetti in realtà conosciamo veramente poco e per tale motivo le agenzie spaziali hanno progettato delle apposite sonde da inviare su asteroidi o comete di passaggio. Pioniera in questo campo è stata nel 1991 la NASA che ha mandato la sonda Galileo verso 951 Gaspra e nel 1993 verso 243 Ida e poi nel 1999 la sonda NEAR verso 433 Eros.
Poi è stato il turno della sonda Hayabusa costruita dai giapponesi della JAXA, atterrata nel 2005 sull’asteroide 25143 Itokavwa per prelevarne dei campioni che sono stati riportati sulla Terra nel 2010.
Un’altra famosa sonda è Rosetta dell’Agenzia Spaziale Europea, che ha raggiunto la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko nel 2014. Questa missione prevedeva anche il lander Philiae, il quale avrebbe dovuto trivellare la superficie della cometa ma, avendo fallito l’aggancio, si spense.
Caratteristiche dei NEOs
Tutti gli asteroidi che hanno una distanza al perielio, il punto di minima distanza dal Sole, inferiore a 1,3 au (unità astronomiche, cioè la distanza tra Terra e Sole che corrisponde a circa 150 milioni di km) sono considerati Near-Earth Asteroids (NEAs). Essi si dividono poi in gruppi, a seconda della distanza all’afelio Q (punto di massima distanza dal Sole) e dal semi-asse maggiore dell’ellisse che percorrono nella loro orbita a:
Atira: con a < 1,0 au e Q < 0,983 au le cui orbite sono contenute interamente nell’orbita della Terra (dal nome dell’asteroide 163693 Atira).
Aten: con a < 1,0 au e Q > 0,983 au (dal nome dell’asteroide 2062 Aten).
Apollo: a > 1,0 au e q < 1,017 au (dal nome dell’asteroide 1862 Apollo).
Amor: a > 1,0 au 1.017 < q < 1.3 au con orbita tra la Terra e Marte ma che non sono pericolosi per il nostro pianeta (dal nome dell’asteroide 1221 Amor).
PHA (Potentially Hazard Asteroids): MOID <0,05 au H <22,0 $ sono Asteroidi potenzialmente pericolosi la cui distanza minima di intersezione dell’orbita (MOID) con la Terra è pari o inferiore a 0,05 au e la cui magnitudine assoluta (H) è 22,0 o più luminosa.
Per quanto concerne le comete (NECs) devono avere un periodo orbitale di 200 anni, oltre al requisito di minima distanza.
Con che frequenza gli asteroidi colpiscono il nostro pianeta?
Ogni giorno la Terra viene bombardata da oltre 100 tonnellate di polvere e particelle di sabbia.
Mediamente una volta all’anno un asteroide delle dimensioni di un’automobile colpisce l’atmosfera terrestre, creando una palla di fuoco e bruciando prima di raggiungere la superficie.
Ogni 2000 anni circa un meteoroide delle dimensioni di un campo di calcio colpisce il nostro pianeta, provocando danni significativi all’area.
Un oggetto di dimensioni di qualche chilometro impatta con la Terra in media ogni 500 mila anni; solo una volta ogni 50 milioni di anni arriva un asteroide abbastanza grande da minacciare la civiltà.
Esempi di impatti astronomici
A Londra era da poco scoccata la mezzanotte del 30 giugno 1908, ma il cielo era così luminoso che si poteva leggere il giornale.
Nel frattempo un fragoroso boato risvegliava la Siberia. Alle 7:14 locali un’esplosione di energia stimata tra i 10 e i 50 Megatoni, oltre mille volte la bomba di Hiroshima, aveva raso al suolo 80 milioni di alberi su una superficie di 2.150 km2 nei pressi del bacino del fiume Podkamennaja Tunguska.
Il luogo dell’esplosione era così difficile da raggiungere che venne esplorato per la prima volta solo nel 1927 da una spedizione organizzata dallo scienziato russo Leonid Kulik.
Dagli anni Settanta il dibattito si è incentrato sull’alternativa tra cometa e asteroide, anche a causa del fatto che non furono mai trovati il cratere o altre evidenze dell’impatto.
A partire dal 1991 l’Università di Bologna ha organizzato delle spedizioni presso il lago Čeko, ipotizzando che potesse essere quello il luogo di impatto.
A distanza di più di cento anni la soluzione all’enigma di Tunguska non è ancora stata trovata.
L’evento ha avuto un’enorme influenza sulla cultura di massa già a partire dagli anni Cinquanta. Queste stranezze indussero alcuni ricercatori a proporre ipotesi pseudoscientifiche: extraterrestri, buchi neri o addirittura strani esperimenti nei laboratori di Nikola Tesla.
Si possono trovare riferimenti ai fatti di Tunguska nella letteratura, nel cinema, nei fumetti, nelle canzoni e nei videogiochi.
In memoria di questo evento è stata istituita la giornata internazionale dell’asteroide che si celebra ogni anno il 30 giugno.
Restiamo sempre in Russia, ma questa volta siamo a sud degli Urali. Alle 9:13 del 15 febbraio 2013 a Čeljabinsk un meteoroide di circa 15 metri di diametro e una massa di 10000 tonnellate colpisce l’atmosfera alla velocità di 5.4000 km/h e si frantuma sopra la città di Čeljabinsk. Una parte dei frammenti raggiunge il lago Čebarkul’, dal quale il 16 ottobre del 2013 è stato ripescato un grosso pezzo di circa 570 kg di peso.
L’esplosione, di energia pari a circa 500 Kilotoni, ha prodotto un’onda d’urto che ha distrutto 200.000 m2 di finestre e ferito più di 1.000 persone.
Come potremmo difenderci da un NEO?
Nonostante il continuo monitoraggio dei cieli, ciò che è accaduto a Čeljabinsk ha destato molta attenzione circa la vulnerabilità del nostro pianeta a questo genere di eventi.
Al fine di prevedere l’arrivo di eventuali NEOs, le agenzie spaziali hanno provveduto a creare degli enti di monitoraggio preposti alla difesa planetaria, analogamente alle famose Spaceguard del romanzo Rendez vous with Rama di Arthur C. Clarke pubblicato nel 1973.
Tuttavia, ad oggi, sebbene si abbia una strumentazione all’avanguardia necessaria a individuare un eventuale asteroide in rotta di collisione verso la Terra, non si dispone ancora di metodi efficaci per contrastare un ipotetico disastro.
Le agenzie spaziali stanno lavorando a delle idee per deviare questi oggetti.
Una delle proposte consiste nel mandare un veicolo spaziale in orbita attorno all’asteroide e sfruttarlo come trattore gravitazionale per deflettere l’orbita dell’asteroide. Affinché funzioni si dovrebbe disporre di un veicolo di grande massa e di tempi abbastanza lunghi da poter rendere significativo lo spostamento dovuto all’azione gravitazionale.
L’unica tecnica al momento disponibile è quella dell’impatto cinetico che consiste nel far schiantare ad alta velocità una sonda contro l’asteroide in modo da ritardarne o anticiparne l’arrivo sulla Terra di 7 minuti, il tempo che impiega il nostro pianeta a percorrere la distanza del suo diametro e quindi ad evitare l’impatto. A tale scopo è stata programmata una missione per testare questo procedimento entro il 2022.
La soluzione più estrema, efficace ed immediata, sarebbe quella di utilizzare degli ordigni nucleari, sebbene sia l’opzione meno indicata.
Questo non deve destar timore, ad oggi, il sistema di monitoraggio Sentry non ha rilevato asteroidi che impatteranno con la Terra entro i prossimi 100 anni.
A noi spetta il compito di “preservare e proteggere il pallido punto blu, l’unica casa che abbiamo mai conosciuto”.
Un ringraziamento al professor Marco Ciardi per i preziosi insegnamenti che mi ha fornito.